La parte occidentale del parco delle Madonie, un po’ lontana dai circuiti turistici, non manca di carini borghi, come Caltavuturo ed il vicino Sclafani Bagni, o l’area naturale della riserva del bosco di Favara.
Poco più lontano, vicino alla “città giardino” di Alia, il sito archeologico delle grotte della Gurfa è un luogo unico, dove ampi spazi furono scavati nella roccia dall’uomo dell’età del rame.

Caltavuturo

Caltavuturo è una città di origine bizantina e araba situata nella parte occidentale dei monti delle Madonie, arroccata a 635 metri di altitudine e vicino alla valle dell’Imera. Si possono scoprire i resti del Castello di Terravecchia di origine araba che dominano la città da una terrazza, su cui sorgeva la città medievale, così come le chiese dell’attuale centro storico come la Chiesa Madre della fine del Rinascimento.
Un sentiero raggiunge la cima del monte della Rocca di Sciara, la grande roccia che sovrasta Caltavuturo raggiungendo i 1050 metri. Sulla sua cresta occidentale rimangono i resti di un antico eremo.
Si possono anche scoprire a sud del borgo le gole di Gazzara.

Sclafani Bagni

Costruito su un monte roccioso, il piccolo villaggio di Sclafani Bagni (dove vivono meno di 500 abitanti) sarebbe di origine greca. Fu in ogni caso occupato dagli arabi e poi dai normanni, e alcune confraternite ebbero una grande importanza nella vita della città dalla fine del medioevo fino al XVII secolo. Rimangono alcune rovine del suo castello alla fine dello sperone roccioso (restaurato nel XIV secolo da Matteo Sclafani, conte di Adrano, e graziose chiesette ereditate dall’epoca delle confraternite. Ai piedi del castello sul lato orientale, l’antica porta Porta Soprana (XIV secolo) attraversa la cinta muraria del borgo che risale anche alle ristrutturazioni di Matteo Sclafani.
L’acqua risorgente nelle vicinanze è stata a lungo considerata miracolosa e in passato sono state allestite delle terme.

Riserva naturale del bosco di Favara

A pochi chilometri a nord-ovest di Sclafani si estende il bosco di Favara (“Riserva Naturale Orientata Bosco di Favara e Bosco Granza”) su 3000 ettari. Diversi sentieri permettono di scoprire i suoi paesaggi, le sue fauna e flora, tra cui varie querce e arbusti siciliani.
Il Monte Soprana è una delle zone meglio preservate del parco. Ci sono alcuni laghetti come lo stagno di cozzo Bomes a 833 m di altitudine.

Grotte della Gurfa

A pochi chilometri da Alia, le grotte della Gurfa sono un mistero archeologico, uno spettacolare monumento rupestre scavato in una roccia di arenaria.
Si trovano nella “riserva della Gurfa” insieme ad altri siti come il Cozzo Barbarà, la necropoli del Cozzo Sulfara e la Necropoli della Gurfa (dell’età del rame).
Si stima che questa grotta sia stata realizzata nell’età del bronzo, intorno al 2500 a.C. (epoca corrispondente alla vicina necropoli), forse pure nell’età del rame, anche se questa valutazione non è certa e la sua costruzione potrebbe essere più recente. In effetti, si trovano ad esempio delle iscrizioni fenicie sulla parete esterna. Un’ipotesi interessante la fa datare intorno al 1500 a.C., avvicinando la cavità ovala al Tholos di Micene, con la funzione di accogliere le spoglie di defunti prestigiosi.
Il nome Gurfa deriva da quello arabo ghorfa, che significa stanza o magazzino

I due livelli della grotta sono costituite da sei cavità collegate da gallerie, tutte scavate nella roccia dura di arenaria rossa. La difficoltà di realizzare una tale opera suggerisce che il sito era destinato ad una funzione rituale o religiosa.
Il livello inferiore conta due cavità, una trapezoidale, l’altra ovale e grandiosa, forata da un oculo.
Il primo piano è il più sorprendente, accessibile da una scala esterna scavata nella roccia, dove i tunnel illuminati da aperture collegano quattro ambienti di cui uno comunica con la grande sala ovale. Si osservano numerose nicchie e alcove.

Alia

alia-siciliaIl villaggio di Alia si trova a sud-ovest dei monti delle Madonie, vicino al fiume Torto, noto come “Città Giardino”.
La città si sviluppò nel XVII secolo quando Francesca Cifuentes, vedova del marchese di Santa Croce, divenuta baronessa del feudo di Lalia, ottenne dal re l’autorizzazione di urbanizzarla (come la Chiesa Madre e il Palazzo Baronale).

Si può scoprire l’antico quartiere di Rapatello, con la Chiesa Madre, il Palazzo Guccione del XIX secolo in stile Liberty che sostituì l’antico palazzo baronale, o gli archi realizzati nello stesso periodo dalla famiglia Guccione per collegare i loro possedimenti. Lungo Corso Garibaldi, si scoprono graziosi palazzi, la chiesa di Sant’Anna del XVIII secolo, poi su Corso Vittorio Emanuele la chiesa di San Giuseppe.
Il museo Etno-antropologico espone materiali e strumenti dell’artigianato del passato.

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