Prizzi

Prizzi è un paese che sorge a oltre 1000 metri di altitudine sul colle di fronte alla Montagna dei Cavalli, dove si trovava un’antica città risalente ai Siculi, e forse la città greca di Hippana, conquistata dai Romani nel 258 a.C. durante la prima guerra punica.

Prizzi, Sicilia

Prizzi

C’era un forte costruito dai bizantini nell’VIII secolo, probabilmente un importante punto di controllo. Inoltre, il nome del paese può derivare dal greco, “pyrizein” che significa il fatto di inviare messaggi accendendo fuochi. Questo castello fu occupato nel secolo successivo dagli arabi, prima della conquista normanna.
L’agglomerato si è sviluppato ai piedi del castello, costituendo un pittoresco centro storico.

A parte il centro storico vero e proprio, il patrimonio monumentale è limitato, con i ruderi del castello bizantino, di cui si può visitare la torre di avvistamento ; la chiesa del Crocifisso (1670), o opere della scuola di Gagini con il gruppo scultoreo della Madonna col Bambino della chiesa di Sant’Antonio Abate, la statua dell’Arcangelo San Michele nella chiesa Madre.
Il Museo Archeologico conserva reperti dell’antica città di Hippana e resti che risalgono al periodo Sicano nel VII secolo a.C. Una sezione del museo è dedicata alla geologia e ai fossili trovati negli ultimi 250 milioni di anni.

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Bisacquino

Bisacquino, chiesa Madre

Bisacquino

Bisacquino è un paese dei monti Sicani nella Sicilia occidentale, ai piedi del monte Triona. La sua origine è incerta, forse fondata nell’840 dagli arabi.
Il centro storico ha mantenuto il suo aspetto medievale, con le sue strade tortuose adornate da portici, cappelle e architettura dei XVII e XVIII secoli, tra cui la Chiesa Madre (San Giovanni Battista) che conserva stucchi di Giacomo Serpotta.
A circa due chilometri si trova il santuario della Madonna del Balzo, edificato nel XVII secolo.
Nel suo patrimonio spiccano diversi elementi: il santuario della Madonna del Balzo, il campanile triangolare della chiesa di San Francesco d’Assisi, il Calvario, il museo dell’Orologio, il campanile della Madonna delle Grazie, e Museo Civico.

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Contessa Entellina

La città di Contessa Entellina sarebbe il più antico insediamento albanese in Sicilia, arrivati intorno al 1450, i cui abitanti hanno conservato un’identità linguistica e religiosa ortodossa, come alcuni villaggi della regione.

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Tetradracma d’Entella, reverso (407-398 a.C.)

Nei suoi dintorni si possono scoprire soprattutto l’abbazia di Santa Maria del Bosco (XIII sec.), a pochi chilometri a sud-est, le rovine del castello di Calatamauro, 4 km a ovest, e il sito archeologico di Entella (Rocca di Entella), 13 km a nord-ovest, che fu un’antica città di origine Elima. Questo si trova nel parco della grotta di Entella (un po’ più a nord-ovest), vicino al lago artificiale Lago Garcia.

Nel centro turistico, il monumento principale è la chiesa di Santa Annunziata e San Nicolò di Mira, di rito bizantino, con un modello architettonico orientale (icone, mosaici, paramenti sacri, ecc.), completata nel 1520 dai primi esuli albanesi.
L’Antiquarium d’Entella conserva i resti dei ritrovamenti della vicina città antica della Rocca di Entella.

Abbazia di Santa Maria del Bosco

Tra i boschi delle pendici nord-orientali del monte Genuardo, Santa Maria del Bosco era in origine un priorato benedettino fondato nel XIII secolo, occupato da membri dell’Ordine dell’Ulivo. Il monastero fu costruito all’inizio del XVII secolo. Si articola attorno a due bellissimi chiostri, uno di epoca rinascimentale, l’altro più barocco, con una fontana in marmo bianco del XVIII secolo. La grande sala del refettorio conserva un affresco del 1609 raffigurante la moltiplicazione dei pani e dei pesci. La bellissima chiesa fu distrutta in grande parte dopo il terremoto del 1968, è rimasta in rovine.
Oggi l’abbazia offre alloggi ai turisti.

Castello di Calatamauro

5 km a ovest di Contessa Entellina, questo castello si erge sulla cima di uno sperone roccioso. Risale al Medioevo, menzionato come castello di Qal’at Mawru nel XII secolo, che era già abbandonato nel XVI secolo.
Restano poche vestigia di questa antica fortezza, tra cui un lembo di mura, resti di una torre, del recinto e di una grande cisterna.

Rocca di Entella

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Tetradracma di Entella (320-300 a.C.)

Entella era un importante città Elima, che si è sviluppata dal XIII secolo a.C.
Coinvolta nelle guerre tra i greci e Cartagine, fu in particolare abitata da mercenari campani alla fine del V secolo a.C. Controllata dai Cartaginesi, fu conquistata da Timoleone nel – 342 (stratega inviato da Corinto per ripristinare l’oligarchia in Siracusa e in Sicilia). Fu in parte abbandonata sotto i romani, verso l’inizio dell’impero, prima di essere nuovamente occupata nel medioevo fino al suo abbandono nel 1246.

Restano numerosi resti di epoche diverse, tra cui una necropoli fuori le mura del V-III secolo avanti la nostra era, dove furono rinvenuti i segni del culto di Demetra e di Kore. Nella città i resti risalgono all’età del bronzo, alle epoche arcaiche ed ellenistiche, all’epoca imperiale romana, poi al Medioevo, fino al definitivo e costretto abbandono nel 1246.

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Tetradracma di Entella (407-398 a.C.)

Sul bordo sud dell’altopiano si trova un palazzo medievale fortificato (XII – XIII secolo), le cui strutture ricordano quelle del nord dell’Africa.
Sul lato nord si trovano resti di mura (di 2800 metri di lunghezza in origine), la porta nord-ovest e la strada, e la strada nord-est che conduceva all’agora. Nella valle orientale, si vedono imponenti resti di edifici pubblici: tempio, altare (- V sec) mansarda (- IV sec).
Il punto più alto della Rocca conserva i resti del castello medievale.

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Giuliana

Giuliana è un borgo di quasi 800 abitanti arroccato a 750 metri di altitudine, dominato dal suo castello di Federico II, il suo principale monumento, una fortezza abbastanza ben conservata, riaperta nel 2006 dopo restauri.
Dalle sue terrazze, che dominano a sud una scogliera rocciosa e la valle del Malotempo, si può godere di una bella vista sulle colline fino al mare.

Costruita nel XIII secolo da Federico II di Svevia o Federico III d’Aragona, ampliata dagli aragonesi, questa bella fortezza in stile gotico è formata da due corpi trapezoidali con una torre a base pentagonale. La parte bassa semicircolare corrisponde all’antico monastero della Congregazione olivetana. Le pareti hanno quasi due metri di spessore.

Caltabellotta

Caltabellotta en Sicile

Caltabellotta

Questa pittoresca città sorge sulla cresta di un alto sperone roccioso, a 950 metri sul livello del mare, dominata da un castello normanno dove si trova uno dei punti panoramici più belli della regione.
L’origine di Caltabellotta è antichissima, identificata da alcuni come Camycus, la città del leggendario re sicano Kòkalos. Sicuramente meno dubbio, fu la città greca di Triokala, dove si stabilì in epoca romana un certo Salvio Trifone, capo di schiavi fuggiti dalla loro condizione. Ma nel 99 a.C. i romani razziarono la città.
In epoca araba, la città si chiamava Kal’at al-ballut (Roccia delle querce in italiano), da cui deriva il suo nome. Con l’arrivo del conte Ruggero nel 1090, il castello fu ricostruito. La “Pace di Caltabellotta” ci fu firmata tra Federico d’Aragona e Carlo di Valois il 19 aprile 1302 al termine della guerra dei Vespri tra Angioini e Aragonesi, che riconobbe la sovranità aragonese sulla Sicilia.

La città conserva un patrimonio artistico e storico, in particolare nelle sue chiese. Così, in piazza Umberto I, la chiesa del Carmine conserva la Madonna delle Grazie, statua del Gaggini. Nella parte più antica della città, in altezza, si erge la bellissima cattedrale (Santissima Maria Assunta) del XIV secolo. Sotto quest’ultima, ai piedi della Rupe Gogala, si trova l’originaria chiesa trecentesca di Sant’Agostino con un portale e un campanile gotici, e il grande portale barocco sulla facciata. Una scala conduce ai ruderi del castello del XII secolo, dominando i dintorni.
Il sito più notevole è ad ovest del paese l’Eremo di San Pellegrino che sorge su una collina, con due grotte, un monastero e una chiesa.
Nei dintorni ci scoprono anche necropoli Sicani, scavate nelle pareti delle gravine circostanti.

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Burgio

Una quindicina di chilometri ad est di Caltabellotta, e nel territorio dei Monti Sicani, Burgio è una città di origine saracena con un importante patrimonio tra cui il castello di Peralta (XII-XIV) e molte chiese.

La città si sarebbe sviluppata verso l’anno 1000 sul sito dell’antica città Sicana di Scirtea, occupata dai musulmani poi dai Normanni che hanno sconfitto l’emiro Hamud.
Il centro storico è formato da vicoli tortuosi e stretti, tipici dei villaggi di origine araba. Nelle sue alture si erge la chiesa madre dedicata a Sant’Antonio Abate, del XII secolo e in seguito ampiamente rimaneggiata, e il cui interno conserva interessanti opere del XVI secolo. Ricordiamo anche la chiesa di San Vito con una preziosa statua del Santo del 1552 di Antonello Gagini, e la chiesa di San Giuseppe del XVII, esempio armonioso di architettura barocca e rococò con una bella freccia in maiolica.
Il castello di Peralta, nel centro storico, risale all’epoca saracena e al XII secolo. A una decina di chilometri si trova un altro castello, quello di Ventimiglia o Castello Cristia, del XIV secolo, che si erge su una roccia che domina una valle. Era un’imponente fortezza medievale le cui poche rovine testimoniano una grandezza passata.

Burgio ha anche conservato un artigianato vivo, con l’unica fonderia di campane di Sicilia, che è anche una delle più antiche d’Italia. Si trova anche una produzione originale di oggetti in ceramica (con un museo della ceramica ospitato in un antico convento), le cui tecniche di fabbricazione sarebbero ereditate dai coloni dell’antica Grecia.
Il convento dei cappuccini, recentemente restaurato, ospita un museo di mummie, con i loro abiti e gioielli originali, del XVIII e XIX secolo, mummificati secondo le tecniche antiche dei frati francescani.

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Ribera

Scendendo verso la costa da Burgio, si raggiunge 20 chilometri più lontano Ribera, con ai suoi piedi a sud la necropoli di Anguilla dell’età del bronzo e ad ovest del paese le graziose rovine del castello normanno di Poggiodiana.

Probabilmente di origine bizantina, Ribera fu fondata nel 1630, e si sviluppò fortemente alla fine del XIX secolo. Nacque nel 1818 da Francesco Crispi, noto statista italiano.
Il suo territorio possiede una grande ricchezza agricola, tra cui le sue arance di specie locale.
Il patrimonio conserva diverse chiese, come quella del Purgatorio (decorata con stucchi), e Maria Santissima Immacolata, fondata nel XVIII secolo.

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Foce del fiume Platani

Verso la costa si attraversano aranceti, boschi e coltivazioni per raggiungere la foce del fiume Platani, preservato in una riserva naturale, dove dominano macchia mediterranea, pini ed eucalipti, che si scoprono attraverso alcuni sentieri a piedi e raggiungono il mare.
A sud di Ribera, la necropoli di Anguilla, risalente all’età del bronzo, conta tombe scavate, le uniche di questo tipo nell’ovest della Sicilia, con camere precedute da un corridoio (dromos).
Quasi 3 chilometri a ovest del paese, si trovano su uno sperone roccioso le suggestive rovine del castello normanno di Poggiodiana eretto nel XII secolo, con la sua torre merlata che domina la valle.
La costa circostante è notevole (vedi …), con spiagge di piccoli ciottoli, tra cui quella di Seccagrande, località balneare rinomata e frequentata per la pesca subacquea.

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Categoria Monti Sicani

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