La bella città di Ispica ha ereditato la sua fisionomia attuale dalla ricostruzione che seguì il terremoto del 1693. Questo distrusse l’antica città medievale che si trovava a nord dell’attuale, all’ingresso della valle di Ispica (Cava d’Ispica), un importante sito dei Monti Iblei occupato fin dalla preistoria, ricco di siti archeologici, dove fiorisce un’abbondante vegetazione mediterranea.

Patrimonio

Centro storico

La città fu ricostruita dopo il terremoto del 1693, dotando il centro di un pianto a scacchiera. L’antico centro medievale fu in gran parte distrutto durante il terremoto del 1693, ai piedi di una falesia dominata da una fortezza all’ingresso della Cava Ispica. In questa zona si vedono ancora resti di antiche chiese.

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Santa Maria Maggiore

La più bella delle sue chiese è Santa Maria Maggiore, del XVIII secolo, la cui facciata è ornata da una bella griglia in ferro battuto. L’interno è decorato con stucchi e affreschi, e ospita un’antica statua del «Cristo alla colonna».
Di fronte alla basilica, la piazza è chiusa dai portici della «loggiata del Sinatra» che formano un semicerchio con i suoi 23 passaggi che fungevano da negozi fino al XX secolo.

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San Bartolomeo

La chiesa di San Bartolomeo del XVIII secolo è preceduta da un’imponente scalinata, con una facciata costruita in due tempi: in parte barocca, ed in parte neoclassica con il grande timpano. L’interno è elegante e maestoso con le sue colonne in stile toscano, le cupole delle navate laterali e quella del transetto.

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Santissima Annunziata

La chiesa Santissima Annunziata, vicina a palazzi nobiliari, ha una facciata ricostruita nel XIX secolo. I pilastri che separano le tre navate sono coronati da possenti capitelli corinzi. Ha una grande cupola, è decorata con stucchi ricercati e ornamenti barocchi. L’attuale campanile è stato completato nel 1954.

Su una roccia da cui si gode una splendida vista fino al Mediterraneo, il convento di Santa Maria del Gesù risale agli inizi del XVI secolo, ricostruito nel XVIII secolo. L’interno è decorato con stucchi e marmo policromo.

La chiesa della Madona del Carmelo, del convento domenicano, risale al XV secolo, in seguito ricostruita.

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Nel centro storico si incontrano diversi edifici decorati in stile Liberty.
In corso Umberto, il Palazzo Bruno di Belmonte è uno dei più importanti edifici Liberty della regione, costruito tra il 1906 e il 1920, su progetto di Ernesto Basile, con ispirazioni di stile gotico. Le sue torri maestose si impongono nel panorama della città.
Il Palazzo Bruno dall’inizio del XX secolo è anche di ispirazione Liberty, con miscele stilistiche e neoclassici.

Siti archeologici

Lungo la valle ci sono due siti archeologici principali.

Parco archeologico della Forza

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Parco della Forza

Il parco archeologico della Forza si trova allo sbocco sud della valle Cava d’Ispica, appena a nord dell’abitato. Il suo nome deriva dalla presenza di un forte nel medioevo, ai cui piedi si estendeva l’antica città di Spaccaforno, distrutta nel 1693 dal terremoto.
Tracce dell’inizio dell’età del bronzo sono state ritrovate nella zona (XV – XI a.C.), dove vivevano i Siculi.
Restano resti di chiese (Sant’Annunziata), o di palazzi (palazzo Marchionale).

Dall’antica fortezza si accede alla valle del parco attraverso un lungo tunnel in scala (il centoscale) di 280 gradini scavati nella roccia.
In una delle grotte, l’Antiquarium del parco raccoglie reperti risalenti all’età del bronzo fino al 1693.

All’esterno del parco si trovano la chiesa rupestre di Santa Maria della Cava, le grotte della conceria o di Lintana, ecc (articolo sulla Cava d’Ispica).

Cava Ispica

La valle della Cava Ispica è una gola lunga 13 km, un bel sito naturale con importanti siti archeologici a nord vicino a Modica. Vi si trovano abitazioni troglodite scavate nella roccia calcarea, occupate dalla preistoria fino al XIX secolo, chiese e tombe rupestri.
Si può anche visitare un mulino del XVIII secolo, chiamato “Cavallo d’Ispica”, che è stato restaurato con la sua ruota e il suo meccanismo per macinare il grano (leggere l’articolo sulla Cava d’Ispica).

Catacombe San Marco

Quasi 2 km a sud del centro, le catacombe di San Marco sono state scoperte accidentalmente da un cacciatore nel 2013. Questa necropoli precedentemente sconosciuta risale ai cristiani della fine dell’impero romano, con una ventina di tombe orientate est-ovest.

Litorale

La costa vicina ad Ispica è formata da lunghe spiagge sabbiose e dune, tra Santa Maria del Focallo e Pozzallo, con belle scogliere su un tratto della punta Cirica a Porto Ulisse, e fino alla bella punta Castellazzo. Nelle vicinanze, la zona umida di Pantano Longarini sono stagni di acqua salata e una riserva naturale, dove in epoca greco-romana si trovava un porto.
Dall’altra parte ad ovest, Pozzallo conserva una bella torre difensiva, la Torre Cabrera, sulla costa, costruita nel XV secolo dal conte di Modica all’epoca dell’occupazione aragonese per proteggersi dalla pirateria. In quell’epoca si sviluppò un’infrastruttura portuale nei pressi di un sito secolare di approvvigionamento di acqua dolce.

Storia

Il territorio di Ispica è stato occupato fin dall’età del bronzo con i Siculi, in particolare nella valle della Cava Ispica. I bizantini poi i saraceni si stabilirono nella regione. Seguirono l’occupazione normanna, poi sveva e aragonese. Il suo nome antico era Hispicae, dal nome del fiume Hyspa.
La città è menzionata nel 1093 con il nome di Isbacha, in una bolla di papa Urbano II. Fu chiamata Spaccaforno dal XII secolo fino al 1935, quando assunse il nome attuale.
Nel XIV secolo Spaccaforno fu posseduta da Berengario di Monte Rubro, che alla sua morte rinunciò ai suoi diritti in favore della regina Elena d’Angiò, moglie di Federico III.
Più tardi fu diretta da Guglielmo d’Aragona, fratello del re Pietro II, che la cedette al suo maggiordomo Manfredi Lanza. Si ribellò contro Federico III, la città fu confiscata, poi nel 1392, Spaccaforno (e la contea di Modica) furono ceduti dal re di Sicilia Martino I a Bernardo Cabrera. Questo fu costretto a vendere Spaccaforno a causa dei suoi debiti, ad Antonio Caruso nel 1453, patrizio di Noto. Nel 1493 fu portata in dote al matrimonio della figlia con il conte Francesco Maria Statella, barone di Mangiolino, che rimase feudo della famiglia fino al XIX secolo.

Dopo il terremoto del 1693, la città fu ricostruita nella vicina pianura, con grandi piazze e viali. Le case troglodite dell’antica città furono in parte abbandonate.

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